Marche. Disabilità. Le comunità scrivono alla Regione. No alla trasformazione in RSA
11/12/2014
- Presidente Giunta regionale
- Assessore alla Salute
- Assessore Servizi sociali
- Dirigente Servizio Salute
- Dirigente Servizio Politiche sociali
- Presidente V Commissione Consiliare
Vi scriviamo come referenti e responsabili di struttura delle Comunità Socio educative riabilitative (CoSER) per persone con disabilità della Regione Marche.
Siamo quelli che da circa 15 anni hanno preso in mano su vostra specifica indicazione, la vita di ormai più di 300 uomini e donne in condizione di disabilità complessa, privi di altre opportunità di assistenza e spesso provenienti da istituti.
Oggi queste persone vivono in quelle che la LR 20/02 chiama CoSER. Hanno una loro camera, conducono una vita sociale, partecipano alla scelta dei cibi e vanno a fare la spesa, scelgono i loro vestiti, passano del tempo da soli in camera. Alcuni si fidanzano, altri scoprono parenti che non sapevano di avere. Viaggiano, vanno al mare, festeggiano i Santi, i Morti ed il Natale con i cappelletti fatta in casa. Affrontano l'invecchiamento e la malattia.
Sono cose semplici e banali, anzi comuni: tutti ci possiamo riconoscere in quel susseguirsi di azioni quotidiane, sorprese, piccoli e grandi cambiamenti.
Sono cose comuni, ma non sono facili. Perchè richiedono condizioni organizzative specifiche: spazi di vita ordinari, un gruppo non elevato di persone che vivono insieme, operatori in numero sufficiente, con professionalità specifica e con un orario che permetta di sostenere e promuovere quella apparente banalità quotidiana, che è ricca di novità e sicurezza insieme.
Da allora non abbiamo smesso un solo secondo di lavorare per far sì che le CoSER fossero davvero tutto ciò, sapendo che le nostre normative regionali auspicavano tutto questo e lo rendevano possibile.
Volevamo e vogliamo case, abitazioni, luoghi di vita quotidiana. Ci abbiamo creduto e ci crediamo ancora. E con noi ci hanno creduto tutte le persone che ci vivono, credendo che quella fosse davvero la loro casa, una casa dove poter scegliere la propria stanza, dove essere considerati persone non intercambiabili. E ci hanno creduto e ci credono gli operatori, educatori ed OSS, che tutti i giorni sono lì a mantenere elevata la qualità dell'assistenza e della presa in carico.
Oggi, dopo le delibere 1011 e 1195, dobbiamo pensare che tutto questo finirà? Che sparisca, sommerso da squallide ed apparenti 'economie di scala', il modello di servizio residenziale di piccole dimensioni, che le Marche per anni hanno presentato a convegni e seminari, raccogliendo complimenti ed interesse?
Gli ultimi atti regionali dicono che nell'arco di tre anni le CoSER si devono trasformare in RSA. E devono dichiararlo entro il prossimo giugno, pena la perdita dell'autorizzazione e dei trasferimenti economici.
Ma è davvero così normale che una persona, solo perchè “disabile”, debba vivere in una struttura con altri 20 o 40 persone? E' possibile affermare, senza che nessuno si stupisca o si indigni, che le strutture da 10 persone hanno costi troppo alti, mentre una struttura da 20 persone riesce ad ammortizzare meglio i costi di gestione? Non andiamo in questo modo a spostare il costo sulla qualità di vita che offriamo alle persone accolte? Non andiamo ad aumentare i costi organizzativi, la rigidità dei turni, la frammentazione del personale?
Vi poniamo queste domande, confermandovi che noi non ci rassegneremo alla sparizione di questo modello di servizi e nemmeno vogliamo chiuderci in riserve, magari finanziate da questo o quella donazione, mentre la nostra Regione sceglie che il bisogno di residenzialità nella nostra Regione non avrà altra risposta che l'istituto di grandi dimensioni, quello in cui l'organizzazione risponde a se stessa, al suo funzionamento adeguato, e non alle persone di cui si dovrebbe occupare.
Noi non ci stiamo, e non stiamo a guardare. Con la stessa volontà con cui abbiamo in questi anni accompagnato le persone nel loro vivere, per quanto complesso esso possa essere, e con la stessa forza vi diciamo forte il nostro NO: no a soluzioni residenziali che prevedono più di 10 posti e no a tariffe e standard con i quali è oggettivamente impossibile gestire il servizio, se esso non aumenta la ricettività.
Vogliamo ribadire che queste non sono ingenue idee di qualche professionista con una visione utopica delle cose: nel 2009, con la legge 18, l’Italia ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Essa indica la strada che gli Stati del mondo devono percorrere per garantire i diritti di uguaglianza e di inclusione sociale di tutti i cittadini con disabilità. All’art. 19 recita "Le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere;”. Indicazioni fatte proprie (2013) nel “Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità'”, dove vengono assunti come principi guida quelli espressi dall'articolo 19, superando e/o integrando la normativa vigente, con particolare attenzione: “a) al contrasto delle situazioni segreganti e delle sistemazioni non rispondenti alle scelte o alla volontà delle persone; b) alla verifica che i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni”.
Nella stessa direzione andavano i principi espressi nella legge n. 162/1998, grazie alla quale nel corso degli anni le Regioni hanno sperimentato e favorito una progettualità volta all'assistenza indiretta, all'incentivazione della domiciliarità e, pur in modo residuale, al supporto a percorsi di autonomia personale.
Ricordiamo inoltre come la Conferenza delle Regioni, cui la regione Marche fino a prova contraria fa parte, nel documento del 16 ottobre sulle pdl sul “dopo di noi”, si sia espressa inequivocabilmente a favore delle comunità familiari.
Vogliamo fare finta che tutta questa sia carta straccia? Vogliamo usare i documenti legislativi solo quando ci fanno comodo?
Non vogliamo che la vita di queste persone venga “mercificata”. Non possono essere le persone fragili a subire gli errori di altri. Hanno il diritto a vivere bene, hanno il diritto ad avere una casa, hanno il diritto a sentirsi persone, hanno il diritto a non vedere “tagliate” le loro speranze.
Infine, con la speranza che vogliate accogliere le nostre richieste, confidiamo nel vostro ascolto. Confidiamo nella vostra capacità e volontà di rivedere le delibere 1011 e 1195 ed il quadro delle tariffe che ne consegue. Confidiamo nella vostra capacità di riconoscervi uomini capaci di costruire un Welfare che dimostri di avere come riferimento prioritario il benessere delle persone.
Nome CoSER Responsabile
Giona (Labirinto coop soc - Pesaro) |
Vittorio Ondedei - Andrea Pazzaglia |
Casa Don Gaudiano (Ceis – Pesaro) |
Don Franco Tamburini - Elena Farina |
Casa Marcellina (Ceis - Pesaro) |
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Casa Leonardo (Aias - Pesaro) |
Graziella Graziani |
Cittadella del sole (Nuova Ricerca.AgenziaRes - Porto S. Elpidio) |
Stefania Santarelli |
Il Samaritano (Soc.Coop.Centro Papa Giovanni XXIII) |
Giorgia Sordoni |
Don Paolucci (Soc.Coop.Centro Papa Giovanni XXIII) |
Alice Paladini |
Referenti: Vittorio Ondedei, 335.1280953, Giorgia Sordoni, 393.9046151