Assistenza residenziale e dati regionali. La pandemia come amplificatore
L’impatto del coronavirus nelle strutture residenziali. Perché non si deve tornare come prima
I dati regionali (alcuni improbabili, altri da discutere) confermano che siamo in presenza di settore strutturalmente non governato. Si tratta di una scelta. Se conti poco, non meriti attenzione.
Lo scorso 10 marzo, il Gruppo Solidarietà aveva sottoposto ai Consiglieri regionali una proposta di interrogazione consiliare su Coronavirus e strutture residenziali. L’obiettivo era quello di capire l’impatto della pandemia sul complessivo dell’offerta residenziale. Il 29 marzo l’intero gruppo consiliare del Partito democratico, prima firma Mastrovincenzo, ha presentato l’interrogazione n. 138 che è stata discussa nella seduta del 25 maggio 2021. Nel documento allegato la risposta del vice presidente della regione Marche, Mirco Carloni.
Le domande poste erano le seguenti:
1) numero di persone effettivamente presenti oggi all’interno delle strutture residenziali rispetto a quelle presenti nella fase prepandemica e numero delle persone in lista di attesa;
2) disposizioni regionali riguardo i giorni di isolamento al momento dell’ingresso nelle strutture residenziali;
3) quadro aggiornato ed analitico di contagi e decessi, delle persone ricoverate presso tutte le tipologie di strutture residenziali della regione, luogo nel quale queste persone sono decedute (se nella stessa residenza o in ospedale o in altre strutture destinate a malati Covid).
Non consideriamo la risposta al punto 2, superata dalle indicazioni dell’Ordinanza del Ministero della salute dell’8 maggio. Ci concentriamo invece sugli altri punti. Le indicazioni sono importanti e indicatrici della difficoltà regionale di avere un quadro aggiornato del funzionamento del sistema residenziale nel suo complesso. Cerchiamo di andare con ordine.
1) Persone effettivamente presenti oggi all’interno delle strutture residenziali rispetto a quelle presenti nella fase pre pandemica e quante persone sono in lista di attesa.
a) Persone presenti nelle residenze. Il dato presentato riguarda le sole residenze sociosanitarie per anziani (comprendente anche le Cure intermedie che in realtà, così come molte RSA pubbliche, non accolgono solo anziani) convenzionate alla data del 7 aprile 2021. Il dato fornito non distingue per tipologia di struttura, ma indica il solo numero totale (tabella 1) che è di 4985. Viene però indicato (tabella 3), il numero di ammissioni per tipologia di residenza nell’anno 2020. Per quanto riguarda la comparazione con la situazione prepandemica si comunica l’impossibilità del confronto in quanto il sistema informativo è stato implementato a fine 2020.
Proviamo noi, a fare una stima sugli impatti insieme ad una valutazione del dato sulle ammissioni.
Presenze pre pandemiche. Nelle Residenze protette i posti convenzionati (tutti pieni) al 2020, erano 4705. Per quanto riguarda le RSA nel 2020 sono stati attivati un numero considerevole di posti (vedi qui e qui). Si può stimare la presenza di almeno 1000 posti attivi prima della pandemia, cui si possono aggiungere circa 250 posti di Cure intermedie (CI). Si può ipotizzare, quindi, la presenza di circa 6.000 posti attivi e convenzionati (pubblici e privati). La diminuzione si assesterebbe al 22% (ma, va ribadito, si tratta di un dato complessivo e non per singola tipologia di struttura. Va poi ricordato che nelle CI la degenza è temporanea così come per molti posti di RSA e, vedi punto 3, la pandemia ha colpito soprattutto nelle RP).
Il dato (tabella 3) riguardante le ammissioni, appare improbabile e non è di facile comprensione.
In totale le ammissioni sono 4785. Ma sarebbero solo 36 nei posti di CI; una tipologia di struttura a più alto turn over la cui degenza media è in genere 30/45 giorni e quindi con più alto tasso di ingressi. Nelle Residenze protette, residenzialità a carattere permanente, sono 2.421 (circa la metà dei posti convenzionati). Se anche volessimo inserire l’aumento dei posti convenzionati rispetto al 2019, circa 400, difficile capire come si può raggiungere quel numero. Va ricordato, che durante la pandemia per molti mesi c’è stato blocco degli accessi e che l’isolamento all’ingresso ha ridotto il numero dei posti disponibili. Stesso ragionamento vale per le RSA. In totale circa 2300 nuove ammissioni. Se anche volessimo aggiungere un +300 di posti convenzionati nel 2020 e la presenza di alto turn over è difficile giustificare un numero di ingressi (1000) pari al numero complessivo dei posti (vale discorso fatto per le residenze protette per blocco accessi e isolamento).
b) Lista di attesa. La risposta è imbarazzante e conferma che ad oggi nelle Marche non sappiamo quante siano le persone in attesa di un posto. Se non si ha questo dato (bisogno accertato) non si capisce su quali criteri si basa la programmazione dell’offerta (fabbisogno).
Anche in questo caso il dato (al 12.4.2021) presentato riguarda le sole residenze sociosanitarie dell’area anziani (RP, RSA, CI). Il numero di persone in lista è complessivo e non suddiviso per tipologia di residenza. Peraltro la distinzione tra pazienti in “graduatoria” e “prenotati” non è del tutto chiara (in tutte queste strutture si può entrare solo dopo valutazione UVI). Riguardo, poi, le RP le norme vigenti dispongono che debba essere approntata una lista di attesa a livello distrettuale (che dovrebbe essere dunque immediatamente disponibile).
Dalla tabella 4, risulterebbero in graduatoria, 266 persone, in prenotazione 179. Totale 445. Dati (vedi, di seguito, tabelle a confronto) forniti dalla stessa Regione (giugno 2018), Quanti anziani in lista di attesa nelle residenze sociosanitarie delle Marche? indicavano la presenza di 2906 persone in lista di attesa nelle RP (2419) e RSA (487). Difficile ipotizzare che la lista sia scesa a 445 con una riduzione dell’85% (tabella 2). Al riguardo basterebbe guardare il dato del distretto di Jesi (al pari di Civitanova Marche e Urbino, a Macerata, 1; Fabriano, 3; Senigallia, 5). Non ci sarebbe nessuna persona valutata dall’UVI in lista. Per la sola Casa di Riposo di Jesi ne risultano, su dato 2019, 79.
Liste di attesa per anziani e demenze nelle Residenze Protette (RP) e Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) (Rilevazione puntuale alla data 20/06/2018) |
|||
A.V. |
Distretto |
N. utenti in lista di attesa RPA RPD |
N. utenti in lista di attesa RSA e RSA dem. |
1 |
1- Pesaro |
237 |
0 |
1 |
2 - Urbino |
67 |
0 |
1 |
3 - Fano |
202 |
0 |
2 |
4 - Senigallia |
180 |
23 |
2 |
5 - Jesi |
230 |
0 |
2 |
6 - Fabriano |
67 |
0 |
2 |
7 - Ancona |
484 |
384 |
3 |
8 - Civitanova M |
237 |
10 |
3 |
9 - Macerata |
281 |
4 |
3 |
10 - Camerino |
79 |
0 |
4 |
11 - Fermo |
211 |
0 |
5 |
12 - S. Benedetto T. |
20 |
22 |
5 |
13 - Ascoli P. |
124 |
44 |
ASUR -Totale |
2419 |
487 |
Numero pazienti in graduatoria e prenotati per Distretto strutture LEA anziani (CI, RSA anziani e demenze, RP anziani e demenze, posti letto pubblici e privato convenzionato. (Al 12/4/2021)
Distretto N. pazienti in graduatoria N. pazienti prenotati |
||
Pesaro |
46 |
7 |
Urbino |
|
37 |
Fano |
12 |
70 |
Senigallia |
5 |
4 |
Jesi |
|
16 |
Fabriano |
3 |
10 |
Ancona |
111 |
27 |
Civitanova Marche |
|
2 |
Macerata |
1 |
3 |
Camerino |
4 |
2 |
Fermo |
84 |
1 |
Totale |
266 |
179 |
Dato Area Vasta 5 non disponibile
2) Situazione contagi e decessi nelle strutture residenziali.
Dall’inizio della pandemia è la terza volta che, sollecitata da interrogazione, la regione Marche risponde su questo punto. La prima, ha come riferimento il 23 aprile 2020; la seconda, il 1° novembre. Entrambe (vedi analisi), risultano fortemente inesatte. Anche questa risulta incompleta, anche se alcuni dati sono più affidabili rispetto alle precedenti.
In aggiunta alla richiesta viene fornito il dato interessante sui focolai presenti nelle strutture nel periodo 3 novembre-7 aprile (quindi, non quelli nella prima ondata). Sono stati circa 80, riferiti alle residenze sanitarie e sociosanitarie per anziani e disabili. La tipologia di struttura più coinvolta risulta la residenza protetta anziani. Viene anche indicato, in 525, il numero delle strutture presenti. Un dato che non può essere riferito, come viene indicato, alle residenze (sanitarie e sociosanitarie) per anziani e disabili, che è di circa 250. Va inoltre tenuto conto che all’interno della stessa struttura possono coesistere (e lo è spessissimo nell’area anziani) posti con differente autorizzazione (anche senza articolazione in moduli distinti) sia con riferimento alla stessa area che ad aree diverse. Il numero complessivo di strutture è, dunque, ancora inferiore. Nella sola “seconda ondata” (novembre/aprile) i focolai hanno, quindi, riguardato oltre il 30% delle residenze per anziani e disabili.
Contagi e decessi. Così come nella risposta alla interrogazione di novembre, non viene fornito il numero delle persone contagiate all’interno delle strutture. Al 7 aprile (data di rilevazione), i decessi totali nelle Marche erano 2737 (ad oggi 3018). Il numero delle persone, residenti in strutture, decedute è indicato in 594 (351 in ospedale, 243 in residenze). Ma:
a) il dato ospedaliero è fornito da ASUR e andrebbe verificato se il numero (351, pari al 12,8%) di deceduti si riferisce ai soli ospedali a gestione ASUR e non anche alle Aziende ospedaliere e all’INRCA e quindi agli ospedali di Pesaro, Fano, Ancona (2) e Osimo. La differenza sarebbe notevole.
b) il numero di persone decedute in residenza è pari a 243 (8,8 %), ma vengono conteggiati anche i decessi nelle residenze Covid che ricoverano anche malati provenienti dal domicilio. il dato andrebbe, dunque, scorporato.
Vanno pertanto chiariti i punti sopra indicati. A) Se i morti in ospedale riguardano quelli a sola gestione ASUR o anche gli altri; B) Quanti dei 243 decessi nelle residenze sono avvenuti in strutture Covid e quanti di questi provengono da altre residenze o dal domicilio.
Una volta chiariti questi aspetti si può avere il dato corretto delle persone ospiti di strutture assistenziali deceduti con Covid accertato (sappiamo poi che nella prima fase ci sono stati molti decessi per infezione ma senza accertamento con tampone).
Considerazioni
Riguardano diversi livelli. Sul dato residenziale (posti, occupati, lista di attesa) i dati forniti confermano, purtroppo, quanta poca attenzione venga prestata al sistema di interventi, in questo caso residenziale, rivolti alle persone che chiedono sostegni.
In tutti questi anni non si è voluto costruire un sistema di rilevazione della domanda di assistenza residenziale. Quanto previsto, come per le residenze protette, poi non lo si rispetta. Continua ad esserci un’area di servizi assolutamente non presidiata (e i dati forniti lo dimostrano). E’ un territorio popolato da persone che contano poco e nel quale mantenere un trasparente sistema di accesso non sembra interessare nessuno degli attori in campo. Non solo: si tratta di una situazione funzionale a mantenere un sistema discrezionale e quindi, potenzialmente, clientelare. Una precisa scelta da parte delle Istituzioni nel quale c’è tutto l’interesse, a non far emergere la distanza tra domanda e offerta e non far conoscere alle persone quali sono i loro diritti. Chi ha possibilità lo spieghi, almeno, all’assessore Saltamartini.
Che a tutt’oggi non si abbia un quadro certo della situazione delle liste di attesa è inaccettabile. Non dimentichiamo che parliamo di servizi ricompresi all’interno dei livelli essenziali di assistenza che come tali vanno assicurati. Proviamo a pensare per un momento cosa accadrebbe se in altri ambiti dei servizi sanitari il sistema di accesso fosse così regolamentato.
Riguardo, infine, le problematiche legate alla pandemia, la risposta non chiarisce quanto effettivamente sia stato l’impatto in termini di riduzione dell’offerta. Sembrerebbe di circa il 20%. Oltre ad essere un dato tutto da verificare andrebbe declinato poi per singola tipologia di struttura.
Infine, ancora non abbiamo un dato certo rispetto all’impatto (contagi e decessi) all’interno del sistema residenziale. Non siamo riusciti a conoscere quante sono state le persone contagiate all’interno delle residenze e non abbiamo ancora il dato certo delle persone decedute (nella stessa residenza, in ospedale, in altra residenza). Il quadro dei luoghi in cui si sono sviluppati i focolai dovrebbe indurre a verificarne, in maniera rigorosa, le motivazioni.
Un cosa sembra certa; nell’ambito della cosiddetta “assistenza residenziale”, di tutto abbiamo bisogno meno che a un ritorno della “normalità” pre pandemica.
Con amaro realismo, occorre constatare, che, per tutto quanto sopra, i presupposti non sembrano favorevoli.
Per approfondire
L’assistenza residenziale anziani nelle Marche. Prima e dopo il coronavirus
I nuovi requisiti di autorizzazione dei servizi sociali e sociosanitari diurni e residenziali
Anziani non autosufficienti e con demenza. Servizi domiciliari e Unità valutazione
Servizi. Non solo (cambiare) i requisiti ma tematizzare domanda e offerta
Le responsabilità negli irrisolti problemi dei ricoveri in Cure intermedie e RSA anziani
La gran parte del lavoro del Gruppo è realizzato da volontari, ma non tutto. Se questo lavoro ti è utile PUOI SOSTENERLO IN MOLTO MODI.