Data di pubblicazione: 19/12/2011
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Fare advocacy nel welfare in Italia. L’esperienza del Gruppo Solidarietà


Intervista a Fabio Ragaini.  A cura di Cristiano Gori, con la collaborazione di Sonia Guarino

Fabio Ragaini, è volontario nel Gruppo Solidarietà fin dalla nascita dell’organizzazione. Ne è oggi il responsabile. Per una più precisa indicazione delle attività dell’associazione si consiglia la consultazione del sito www.grusol.it

Ragaini svolge, con il Gruppo Solidarietà, un’incisiva azione di monitoraggio delle politiche sociali e sanitarie realizzate dai Comuni, dalle Asl e dalla Regione nelle Marche, accompagnata da un costante sforzo di advocacy per promuoverne il miglioramento. Tre i suoi “marchi di fabbrica”: puntiglioso scrutinio degli interventi realizzati, elevata competenza tecnica e sforzo per far conoscere all’opinione pubblica le conseguenze delle scelte politiche. Spesso non amato dai decisori politici con cui si confronta, Ragaini è rispettato da tutti per la competenza e la tenacia. In Italia, l’attività di monitoraggio e advocacy delle scelte politiche nel welfare è poco diffusa e dovrebbe esserlo molto di più. Per questo ho deciso d’intervistarlo.

L'intervista completa nel file pdf allegato

Quando nasce il Gruppo Solidarietà?

Alla fine degli anni ’70, su iniziativa di alcuni giovani del territorio della provincia di Ancona con l’obiettivo specifico di organizzare delle vacanze per persone con disabilità residenti in un grande Istituto della nostra Regione e del quel territorio. Il fondatore è stato Carlo Urbani1 : il gruppo originario derivava, per la gran parte, da giovani che partecipavano ai pellegrinaggi dell’UNITALSI. Abbiamo continuato ad organizzare le vacanze estive fino alla metà degli anni ’90 con modalità differenti, dapprima utilizzando una scuola a Castelplanio (vicino Ancona), sistemata appositamente per l’estate, successivamente nella seconda metà degli anni ‘90 siamo stati ospitati in strutture di accoglienza. Le persone che avevano partecipato a una vacanza continuavano poi a vedersi in modo regolare per programmarne altre, ma anche per vedere come rispondere ad alcuni bisogni dei disabili di questo territorio. Infatti, da subito l’incontro con queste persone ha incominciato a farci riflettere.

Trovarsi per rispondere ai bisogni del territorio: cosa vuol dire?

La prima riflessione che abbiamo fatto è che non poteva bastare la vacanza una volta l’anno e che era necessario dare risposte più continuative. Il primo passo è stato quello di andare a trovare chi era ricoverato in istituto. Proseguiva, intanto, la nostra riflessione su come avviare con le persone con disabilità dei rapporti di amicizia e come organizzare con loro momenti di socializzazione. Questo ci ha portati a continuare con l’organizzazione delle vacanze e del tempo libero delle persone che stavano in istituto e poi a programmare iniziative, sempre finalizzate al tempo libero, con delle persone disabili del territorio: vacanze, sabati, domenica. A questo scopo abbiamo affittato una casa fino alla fine degli anni ‘80.

L'intervista completa nell'allegato file PDF


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