Quando gli accorpamenti non si vietano si consentono: la dimostrazione
Gruppo Solidarietà
E così una comunità per disabili viene trasferita all’interno di una struttura residenziale per anziani
Uno dei temi che il Gruppo Solidarietà pone sulle norme, attualmente in discussione, che definiranno i requisiti delle autorizzazioni sociosanitarie, riguarda le disposizioni in tema di “capacità recettiva” e “accorpamenti di strutture” (vedi qui).
Moduli e accorpamenti
Le questioni sono le seguenti:
- La definizione di “servizi abitativi”, anche se limitata a pochi posti (come presente nella vigente normativa marchigiana), se non è accompagnata da esplicite disposizioni che vietano accorpamenti, non permette di impedire la concentrazione di più moduli nella stessa struttura (vedi la vicenda dell’Istituto Divina Provvidenza di Loreto o anche di gruppi appartamento accorpati).
- L’indicazione, presente nella proposta della giunta, che tutte le strutture attive possano far riferimento, riguardo alla capacità recettiva ed agli accorpamenti, alla previgente normativa, determina, nella sostanza, che l’attuale e prossima offerta residenziale non avrà alcun vincolo. Infatti questi aspetti non sono stati mai disciplinati (per una sintesi vedi qui).
Sosteniamo con forza che: a) la nuova regolamentazione debba valere per tutti i servizi autorizzati o in via di autorizzazione, senza riferimenti alla normativa precedente che, di fatto, si traducono in un’assenza di regolamentazione; b) debbano mantenersi le piccole comunità (6-10 posti), proibendo accorpamenti che ne contraddicano il significato; c) per tutti i servizi attivi - con la capacità recettiva vigente - sia vietata la possibilità di accorpamento.
Perché altrimenti è fortissimo il rischio che si vada solo verso grandi concentrazioni, gestite da soggetti (profit o non profit) con grandi capacità finanziarie. Nello stesso edificio, moduli e nuclei diversi, ognuno con specifica autorizzazione. Luoghi separati, sempre più lontani dalle comunità territoriali. Per quanto il termine possa apparire fastidioso, difficile non riconoscere in questo un nuovo modello di Istituto. Generico, contenitivo, concentrato sulla propria organizzazione, spersonalizzante. Non si tematizza la de-istituzionalizzazione, ma anzi, si promuovono e favoriscono percorsi di nuova istituzionalizzazione. Se l’obiettivo è quello di realizzare una qualche economia di scala che, peraltro non pare confermata dalle tariffe in vigore (vedi, Sull’Accordo tra ASUR e strutture di riabilitazione dell’AV2 di Ancona), ci sembra francamente che non si stia facendo un buon affare!
La comunità si trasferisce in una residenza per anziani
Questa breve premessa introduce il fatto: lo spostamento di una comunità per disabili di 10 posti (RSA Villa Bellini di Ancona) all’interno di una residenza per anziani di 54 posti (Centro residenziale “Visintini” di Falconara Marittima). Con decreto della regione Marche (p.f. accreditamenti) n. 181 del 3 giugno 2019 la Regione accoglie l’istanza di trasferimento della RSA all’interno della residenza per anziani Visintini di Falconara[1], presentata della Cooperativa Cooss Marche, ente gestore di entrambe le strutture.
Si può ipotizzare che ci sia un “contenitore” non completamente pieno, con posti ancora da riempire. Per la Regione non ci sono ostacoli alla autorizzazione: i posti di RSA disabili afferiscono nello stesso distretto sanitario e dunque se stanno ad Ancona o Falconara in un’unica unità abitativa o in un piano di una struttura per anziani … “nulla osta”.
E’ evidente che se “nulla osta” sul piano amministrativo, “osta molto” in termini di scelte di politica sociale. Come abbiamo ripetutamente affermato anche nei giorni scorsi, in occasione delle audizioni in Commissione sulle proposte della giunta regionale, la scelta è se, “a parità di offerta”, si vogliano promuovere e sostenere servizi di piccole dimensioni diffusi nei territori o si scelga invece di promuovere grandi concentrazioni di servizi in un’unica struttura, pensando che tutto questo non abbia conseguenze sulla vita delle persone che usufruiscono di questi servizi. Se la normativa in via di definizione non muta, è evidente che si tratta di una scelta verso questa seconda direzione. Questa situazione lo dimostra. Ed è quello che non deve accadere.
Inoltre si può aggiungere un ulteriore paradosso: la “RSA Villa Bellini” è stata promossa da familiari di persone con disabilità intellettiva che hanno fondato l’associazione Villa Bellini con l’obiettivo di rispondere alle necessità dei loro figli, promuovendo la realizzazione della comunità[2]. A distanza di qualche anno, l’esito appare come una contraddizione insanabile[3].
Alcuni passaggi per evitare situazioni di questo tipo appaiono necessari: prima della contabilità, c’è il significato di ciò che si realizza e si programma. Sono quelle che si chiamano scelte di politica sociale: che tipi di servizi vogliamo e come li realizziamo. Se questi non sono temi degni di riflessione e l’unico approccio che rimane è quello amministrativo, è inevitabile una deriva progressiva verso un vuoto progettuale, che identifica le persone con i posti letti, assegnando ad ognuna esclusivamente un valore tariffario. E’ un fatto di una gravità inaudita. Il segno della rinuncia ad ogni programmazione che comprenda, nel suo dispiegarsi, la dimensione umana del vivere quotidiano, dei bisogni elementari di vicinanza, personalizzazione della cura, proporzionalità degli spazi e dei tempi. Un percorso promosso purtroppo anche da pezzi importanti del cosiddetto “terzo settore”, sempre più alleato del privato for profit. Emerge sempre di più la sofferenza, e anche la residualità, di una cooperazione sociale promotrice di interventi centrati sulle persone, legati ai territori e di servizi pensati e vissuti come luoghi della comunità.
Alcuni mesi fa il presidente Ceriscioli, inaugurando una struttura residenziale per anziani gestita dalla cooperativa, affermava che Cooss Marche “rappresenta al meglio la qualità, la volontà di offrire un servizio sempre all’avanguardia investendo, credendoci e anticipando anche quello che poi fanno le istituzioni pubbliche”. Quella descritta appare di tutto fuorché una innovazione. O forse lo è, ma è di quelle da respingere con fermezza.
Ecco perché la proposta regionale sui requisiti di autorizzazione dei servizi sociosanitari deve essere cambiata. Diamo, dunque, forza a questa istanza firmando la petizione che abbiamo promosso.
Vedi anche
RSA disabili Villa Bellini Ancona. L’ASUR risponde ma non chiarisce.
Tutte le schede dell’ Osservatorio sulle politiche sociali nelle Marche
Per approfondire
- La proposta sui requisiti dei servizi sociosanitari va cambiata
- Requisiti servizi. Tutti i nodi irrisolti della programmazione regionale
- Nel segno della istituzionalizzazione. La nuova proposta sui requisiti dei servizi
- L’Accordo 2016-18 con le strutture private di riabilitazione
- Analisi e riflessioni a partire da alcuni recenti accordi contrattuali
- Criteri di accesso ai servizi sociosanitari. Garanzia dei diritti e appropriatezza degli interventi
- Servizi sociosanitari. A due anni dall’accordo Regione-Enti gestori. Un bilancio
Il nuovo libro del Gruppo Solidarietà, LE POLITICHE NECESSARIE. Soggetti deboli e servizi nelle Marche, p. 104, 11,50 euro.
Il finanziamento degli interventi sociali, sociosanitari e sanitari (I materiali del corso di formazione)
Il sostegno alla domiciliarità nella regione Marche (I materiali del corso di formazione)
La normativa citata si può consultare nel sito www.grusol.it nella sezione Documentazione politiche sociali, con una ricerca per leggi regionali.
Sostieni il Gruppo Solidarietà con il 5 x 1000, CF 91004430426
[1] … Pertanto, per quanto sopra esposto, per quanto di competenza, poiché i Comuni interessati incidono sullo stesso Distretto (n. 7 di Ancona) nulla osta alla richiesta di trasferimento di 10 posti letto PRF3/RD3 da Via Flavia n.74 Comune di Ancona a Via Flaminia n. 362 Comune di Falconara Marittima (AN).
[2] “L’Associazione intende garantire il benessere della persona nella Residenza Sanitaria, in modo che con percorsi di attività educativa e riabilitativa si eviti il deterioramento delle condizioni psicofisiche Le dimensioni ridotte della struttura permettono una qualità della vita di tipo familiare, evitando un contesto da “istituzionalizzazione” e favorendo i rapporti affettivi e relazionali con gli operatori”, https://www.villabellini.org/chisiamo.html.
[3] Sull’evoluzione di Villa Bellini, vedi anche: RSA disabili Villa Bellini Ancona. L’ASUR risponde ma non chiarisce.