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Comunicato stampa

21 aprile 2004

Inserimento lavorativo delle persone disabili. Le stupefacenti considerazioni del Corriere adriatico


La lettura del trafiletto "Disabili dignità del lavoro" comparso sul Corriere Adriatico di oggi (21 aprile 2004), non può lasciare che sbigottiti. In poche righe si è stati capaci di mettere insieme una infinità di luoghi comuni ed imprecisioni. Con un solo obiettivo finale raggiunto: disinformare. Come associazioni che operano da oltre venti anni, senza interruzione, nel territorio a tutela delle persone con handicap non possiamo accettare che questioni di vitale importanza - come quelle del lavoro - vengano affrontate con tanta superficialità. Anzi, pare proprio, che il tema dell'inserimento lavorativo e dunque le stesse persone disabili vengano utilizzate per polemiche delle quali non riusciamo a comprenderne il senso. Vogliamo ricordare all'articolista che la legge 68/1999 ha raccolto le migliori esperienze italiane del settore accogliendo il principi del collocamento mirato; principio sostenuto da enti, servizi, associazioni ed anche cooperative di inserimento, ed è stata salutata - dal mondo dell'associazionismo dei disabili - come una importantissima conquista. Il problema è oggi quello della sua reale applicazione e qui occorre, il massimo sforzo, da parte di tutti perché questi si realizzi.

Se il Corriere Adriatico è tanto interessato a questo tema perché non cerca di offrire ai suoi lettori informazioni e strumenti per capire i problemi che hanno le persone disabili ad essere inserite nel mondo del lavoro? Perché non ricorda che esiste un legge - la 68 citata - che "ha come finalità la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato". Che la stessa legge fissa regole e percorsi per l'inserimento. Contrapponendo l'inserimento nei normali contesti lavorativi a quello nelle cooperative di tipo B, si è fatta opera - purtroppo - e lo diciamo con rammarico di grande disinformazione. Le cooperative di tipo B, sono uno strumento importante per l'integrazione ma non sono e non possono essere il luogo di inserimento delle persone disabili. Sarebbe il ritorno - come sostengono tutte le associazioni dei disabili - alla logica della separazione e della emarginazione. Vorremmo inoltre chiedere all'articolista, oltre a conoscere quale esperienza ha nel settore, se le decine e decine di persone disabili inserite nei normali contesti lavorativi anche nel nostro territorio invece non "hanno trovato dignità?".

Le persone disabili - proprio perché persone - hanno il diritto (lo ripetiamo il diritto) di essere inserite come ogni altra persona nel mondo del lavoro. Le nostre associazioni come scritto nella lettera inviata alla Conferenza dei sindaci lo scorso 4 aprile "chiedono che con urgenza venga attivato il Servizio di integrazione lavorativa che deve avere una gestione associata. (…) ribadiamo che non possono esserci distinti e, per quanto leggiamo, confusi, servizi di inserimento lavorativo. Non può esserci alcuna confusione tra ruolo dei soggetti istituzionali (Comuni - ASL - Centro per l'impiego) e cooperative sociali. Queste ultime sono strumento importante ma non esclusivo per l'inserimento. A meno che non si voglia ritornare a collocare in luoghi separati tutti i "portatori di bisogni speciali". Per non sostenere questa tesi occorrono azioni che dimostrino senza ombra di dubbio il contrario. L'obiettivo indifferibile è la realizzazione di uno strumento di mediazione tra domanda e offerta di lavoro. Uno strumento che non può non essere costituito a livello di ambito territoriale. Nello stesso tempo non ci sfugge, che tutto quello che in questi mesi ha riguardato l'integrazione lavorativa si inserisce dentro il problema più generale del ruolo della cooperazione di tipo A e B nel territorio. (…). Non è la logica degli schieramenti e dei poteri, qualsiasi essi siano, ad aiutare la costruzione di un percorso che aiuti le persone che hanno capacità lavorativa verso quegli inserimenti di cui hanno diritto".

Dispiace in conclusione constatare che articoli come questi non aiutano certo la comprensione dei problemi; tanto meno di quelli complessi riguardanti le problematiche dell'inserimento lavorativo.

Gruppo Solidarietà
Ass. Il Mosaico