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Luigino Bruni
Economia con l'anima
Emi, Bologna 2013
p. 160, euro 12,00
Contenuti: È possibile coniugare economia e gratuità? Mercato e dono? Crescita e beni comuni? Lavoro e giovani?... Qual è il senso (e i limiti) del Pil? E che fine ha fatto la politica, sostituita ormai dagli indici di Borsa?
La vita economica oggi non è più quella che conoscevamo fino agli anni Settanta. Il mercato è diventato la principale grammatica delle relazioni sociali, anche nelle scuole e negli ospedali. La grande crisi attuale dovrebbe portare a riscrivere interamente i manuali di economia e di finanza, aggiornandoli ma anche cancellando i teoremi e i dogmi errati che l'hanno provocata.
L'economia non riguarda un ambito separato della vita, di competenza degli addetti ai lavori: per questo è urgente investire nell'educazione economico-finanziaria di tutti.
L'autore aiuta la nostra "alfabetizzazione" in materia con questo libro, partendo dai problemi e dalle domande vere - suggerite giorno dopo giorno dalle cronache di questi anni - e facendoci riscoprire le radici umane dell'economia, che è arte di governare la casa comune e che deve tornare ad essere "economia civile".
Luigino Bruni. Professore ordinario in Economia politica all'Università Lumsa di Roma e docente presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI). È coordinatore del progetto "Economia di Comunione" e editorialista di "Avvenire". È autore di numerosi libri, di cui diversi tradotti in varie lingue.
Introduzione
di Anna Pozzi
Si può pensare e fare economia (ri)mettendo al centro l'uomo, l'ambiente, il lavoro? O recuperare temi come la cura e la festa, il dono e la comunità? O, ancora - e soprattutto - parlare di valori? Di "bene" e non solo di "beni"?
Senza ingenuità o superficialità, si può. Anzi, si deve. Perché tutti questi temi non sono fuori dall'economia, ma ne sono parte integrante. Perlomeno se non si riduce l'economia a mercato, speculazione finanziaria, spread e Borse, interesse privato o evasione fiscale. Se economia non diventa meramente sinonimo di crisi e recessione, di corruzione e depressione.
Si può se si recupera la dimensioni etica e morale che - insieme a quella economico-finanziaria - è una delle più colpite e danneggiate dall'attuale crisi. Ma senza la prospettiva del "bene comune" l'economia perde ogni orientamento e ogni direzione. E senza la dimensione di una reciprocità non mercantile o utilitaristica si perde ogni speranza. Eppure oggi, solo recuperando la speranza di un cambiamento - antropologico e culturale, oltre che economico, politico e sociale - si può pensare di ripartire per costruire il futuro.
Il professore Luigino Bruni, già fecondo esploratore dei temi dell'economia "civile", "sociale" e "di comunione", ci guida con questo libro - una selezione meditata dei suoi editoriali apparsi su Avvenire - attraverso i temi della crisi, per indicarci poi le parole della speranza e del cambiamento.
E lo fa non con statistiche, dati o percentuali (se non quelli strettamente necessari), ma attraverso percorsi di senso e significato, che recuperano la dimensione "umana" dell'economia. Il che non significa nascondere o mistificare i tempi difficili che stiamo attraversando. Ma significa provare a guardarli con occhi e occhiali - ovvero strumenti - diversi. E anche a raccontarli con categorie non scontate.
Certo, c'è la crisi. Ci sono le cattive pratiche e un modello di sviluppo non più sostenibile.
E c'è un senso di smarrimento profondo, individuale e collettivo. La fatica per la perdita di tanti posti di lavoro, che sono altrettante persone, visi, famiglie, sofferenze. Lo scoraggiamento di chi - e sono milioni di giovani - quella prospettiva di lavoro la vede come poco più di un miraggio.
C'è la vergogna e la responsabilità per l'abisso delle diseguaglianze, che non riguardano più solo il Nord e il Sud del mondo, ma che introducono fratture drammatiche nelle nostre stesse società, segnate da sperequazioni e ingiustizie, tra chi ha troppo e chi ha troppo poco.
E c'è il disagio della politica e lo squallido teatrino di molti suoi interpreti, mentre è proprio di politica che si avrebbe più bisogno in un mondo in cui c'è troppa (cattiva) economia.
E poi, però, ci sono anche le parole per credere e per crescere. Lavoro, innanzitutto. Quello che non dà solo da vivere, ma dà senso e direzione alla vita. Un modo nuovo - o forse antico, da riscoprire - di concepire l'imprenditoria, alimentata da ideali e visioni grandi almeno quanto i profitti. Il rispetto e la valorizzazione della terra e del territorio, e dunque di tutto ciò che ha a che fare con il cibo, le materie prime e l'energia. Il consolidamento di nuovi modelli di sviluppo e stili di vita. Solidarietà e servizio, gratuità e merito.
Ma anche "beni" e "bene". I primi troppo spesso ridotti a merce di consumo (comprese, a volte, le persone, meri corpi da vendere e comprare sul mercato del lavoro paraschiavistico o del sesso). E il "bene", che non può che essere innanzitutto relazionale. Fondato su una diversa gestione del tempo e dei legami. E fondativo della comunità, intesa come rete di prossimità e reciprocitß, come antidoto alle troppe e troppo profonde solitudini di un mondo in cui si è smarrito il senso di appartenenza. Ma la comunità è anche un luogo privilegiato in cui possono nascere - e già ce ne sono molti - progetti etici, civili, politici e anche economici: nuove forme di finanza popolare o di impresa sociale, ad esempio, che valorizzano il territorio, la cultura, l'arte, quel patrimonio di bellezza tutto italiano, creando a loro volta valore (anche in termini economici).
E poi parole che a molti paiono strane o anacronistiche come "dono" e "perdono", "cura" e "festa", "umanità" e "dignità".
In una società dominata dal mercato e dal consumo, il dono rinvia al tema della gratuità, ma anche a quello del servizio e della cura, in contrapposizione con la logica utilitaristica del do ut des. È il "farsi prossimo"; il mettere in gioco la nostra umanità nell'incontro con l'umanità dell'altro; il prendersi cura e l'accettare di diventare responsabili della vita altrui; l'affidare la propria vita e il promuovere la buona convivenza.
Come sottolinea il professor Bruni, questo avviene, soprattutto, quando il dono si lega al perdono e diventa allora strumento di riconciliazione e umanizzazione, fonda o rifonda la communitas. Che è appunto munus (dono) cum (reciproco).
E, infine, festa e libertà. Paradossalmente quanto più c'è crisi tanto più ci dev'essere festa. In questo i popoli africani sono grandi maestri. Nelle circostanze più tragiche di povertà o di violenze, la gente conserva la capacità di fare festa. Che non significa banale divertimento fine a sé stesso. Ma occasione di socialità e comunione, di relazione e di legame. Prendersi un tempo per stare insieme, "umanizzando" situazioni e contesti a volte al limite del sopportabile. "Fare festa" ha la forza simbolica - e dovrebbe averlo molto di più anche per noi - del consolidare un senso di appartenenza e recuperare - insieme - le energie e le forze per affrontare tempi difficili.
E, per concludere, libertà. Una parola che associata al tema dell'economia dovrebbe richiamare immediatamente il concetto di responsabilità. Non solo di chi manovra l'economia, ma soprattutto di noi cittadini comuni, che questa libertà dobbiamo conquistarcela anche - come suggerisce il professor Bruni - attraverso una maggiore e migliore cultura economica. Solo se saremo capaci di scelte consapevoli e informate potremo pretendere - e contribuire a costruire - un mercato e un'economia (e dunque un mondo) veramente "civili", luoghi di libertà, di vita e di futuro.
INDICE
Crisi
Tre messaggi, 13
Rispondere alla vera crisi, 15
Nuovo patto per l'Europa, 19
Serve spirito, 21
L'argine e la visione, 24
Liberiamoci dall'ombra, 26
Cambiare per crescere, 29
Tobin Tax: persi dieci anni, 31
Più democrazia, meno finanza, 34
Il disagio della politica, 36
Mercato politico, 39
Il profitto non basta più, 42
Gli invisibili e tutti noi, 45
Tra rendite e perfettismo, 48
La sfida della diseguaglianza, 51
Noi e le mucche della finanza, 53
Doping evasione, 57
Virtù batte fortuna, 59
Per riavere buon gioco, 61
No al supermercato globale, 64
Le virtù capovolte, 67
Lavoro
Lavoro, pietra angolare, 71
Altro che spread, 73
Costo umano, 76
Ridiamoci credito, 78
Bisogno di fiducia, 81
Rispettare i giovani, 83
Ripartire dal basso, 86
La cultura dei muri dritti, 89
L'altra riforma del lavoro, 92
Economia civile, 95
Interesse pubblico, 98
Imprenditori al centro, 100
Creare nuove torte, 103
Economia e attesa, 106
Il coraggio della debolezza, 108
Speranza
La parola dell'anno, 111
Tre parole per ripartire, 114
Una mappa, tre coordinate, 116
Serve "cura", 119
Familismo morale, 122
Più tempo, meno moneta, 124
Allo specchio della vecchiaia, 127
Le buone lacrime della semina, 129
Il prezzo più ingiusto, 132
Dalla parte dei "minimi", 134
L'essenza del dono, 136
Pure le tasse sono "dono", 139
Attenti al merito, 142
Felicità, virtù economica, 145
La forza della letizia, 148
I panni del lavoro, 151
Lavoro e studio, 152
Conclusione. Occhiali giusti, 157
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